CENNI STORICI
Etimo – Il primo nome, di cui si ha notizia, è Praedium Allium: il paese dunque, sarebbe sorto sui possedimenti di un nobile romano Allius. La prima notizia certa dell’esistenza di Aliano è contenuta in due bolle, rispettivamente del 1060 e del 1123, in cui si legge che il feudo dipendeva spiritualmente dal vescovo di Tricarico. Durante il periodo normanno, nel 1160, Aliano, feudo da tre militi faceva parte dei possedimenti di Givano Rossi signore di Montepeloso.
Nel 1269, in epoca angioina, fu possedimento di Giovanni Bricaldo, consigliere di Carlo I D’angiò. Fino al 1310 Aliano fù proprietà di Guglielmo Bolardo, il quale ottenne di poterlo assegnare ai figli di secondo letto.
Da questo momento in poi, per oltre un secolo, passò nelle mani di diversi signori feudali, alcuni dei quali lo perdettero in quanto dichiarati ribelli. Tra questi, Giovannello di Fuscaldo, a cui subentrò Giacomo Gaetani. Successivamente il feudo passò alla potente famiglia dei Sanseverino. Roberto Sanseverino, nel 1382, diede in ipoteca il feudo di Aliano, insieme ad altri suoi possedimenti, per poter affrontare le spese di matrimonio della figlia Margherita.
In seguito venne confiscato al ribelle Micheletto Sforza di Cotignola,, e affidato a Innigo Guevara, conte di Ariano e marchese del Vasto ( nello stesso periodo, siamo nel 1445 , Alianello è di proprietà di Oliva De Attendalis). Innigo vendette Aliano a Guglielmo della Marra, già signore di Alianello. Questi, nel 1452 ricevette da Alfonso il Magnanimo, “ per i gran meriti, che si aveva fatti” il titolo di conte di Aliano e di Alianello. Gugliemo, che aveva sposato Polissena Sanseverino, successe il figlio Eligio, principe di Stigliano, il quale , morte senza prole nel 1517, lasciò i suoi beni al nipote Antonio Carafa de Marra. Ai Carafa subentrarono, nel 1631, i Gusman, per il matrimonio di Anna Carafa, (la cui dote, valutata in un milione e mezzo di ducati e settecentomila di mobili, fu la più alta d’Europa) e Ramiro de Gusman, duca di Medina Las Torres, viceré di Napoli.
Il periodo passato sotto la dominazione della viceregina fu particolarmente triste per Aliano, data la particolare abilità della stessa nell’escogitare balzelli e nuove tasse da far pagare ai sudditi. Alla sua morte, avvenuta senza il confronto del marito e degli altri familiari, a causa di una malattia ripugnante, il feudo passò, nel 1644, a Nicola Carafa de Gusman, che allora aveva cinque anni. Morto anche questi senza eredi, il feudo ritornò alla regia Corte che vendette per 122.000 ducati lo stato di Stigliano (comprendente Aliano, Alianello, Sant’Arcangelo e Roccanova) a Donna Olinda Piccolomini, marchese di Castelnuovo.
Rimasero così estinti i titoli di principi di Stigliano e conte di Aliano. Deceduta donna Olinda nel 1708, ereditò tutti i beni la figlia Giovanna , sposa di Giuliano Colonna, la quale, otto anni dopo, morì, lasciando i feudi in eredità al figlio Ferdinando Colonna. I colonna, insieme ai Carafa, ebbero il titolo di principi di Aliano, di cui rimasero signori fino alle leggi eversive della feudalità. A Ferdinando Colonna ,o a Eligio della Marra, viene attribuita la leggenda dell’uccisione del drago, molto nota ad Aliano e ad Alianello, riportata da Carlo Levi nelle pagine del Cristo si è fermato a Eboli. Proprio a Carlo Levi, qui confinato dal regime fascista, nel periodo tra il 1935 e il 1936, si deve la fama del paese, descritta nel romanzo col nome di Gagliano.